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giovedì 20 Ottobre 2022

L’educazione finanziaria delle donne parte dalla consapevolezza

Pregiudizi e bias negativi hanno convinto le donne di non essere in grado di gestire le proprie finanze. Vediamo come scardinarli.

L’educazione finanziaria è un potente strumento di emancipazione.
Per questo educare le donne alla gestione delle loro finanze diventa un’arma contro il gender gap.
Bisogna partire, però, dalla consapevolezza per riuscire a ribaltare tutti i bias sulla finanza che colpiscono le donne.

Donne e soldi: i bias negativi.

L’emancipazione delle donne, abbiamo detto, passa, soprattutto, dall’indipendenza economica.
In questi decenni, secoli, però, le donne si sono convinte di non “essere portate alla gestione dei soldi”, che tenere i conti è una grande scocciatura, quindi se lo fa qualcun altro al posto loro è meglio, una preoccupazione in meno.
Per alcune parlare di soldi, addirittura, era e resta un argomento sconveniente.
In Europa (quindi non è solo un problema italiano!) il 60% delle donne crede che gli uomini abbiano un naturale predominio nel settore della finanza.
E anche le donne che hanno intrapreso studi economici, non hanno poi fatto esperienza nel campo della gestione del denaro.

Pregiudizi e sindrome dell’impostore.

Sappiamo bene come le donne si sentano spesso inadatte e tendano a sottostimarsi. Per questo, quando vengono assunte, solo il 12,5% di loro negozia il salario d’ingresso, contro il 52% degli uomini.
Ciò è una delle cause per cui si viene a generare il gender pay gap, cioè quel fenomeno per cui, a parità di incarico, una donna ha uno stipendio minore di quello di un uomo.
Ci sono grandi pregiudizi anche nel mondo del credito. Le donne, statisticamente, rischiano di meno, preferiscono risparmiare e sono quindi “meno spregiudicate” come investitori. Ma non solo, questa loro parsimonia le porta anche ad essere poco considerate dai consulenti finanziari, che preferiscono proporre i loro prodotti ad una clientela maschile.
In caso di prestiti, poi, le donne che intendono fare impresa ottengono molto meno credito degli uomini e spesso devono cominciare con investimenti molto più contenuti.

Come spezzare questo circolo vizioso tra donne e finanza?

Parte tutto dalla consapevolezza e dall’alfabetizzazione finanziaria.
Attualmente l’Italia è il penultimo paese del G20 e il 63° nel mondo per financial literacy. Di fronte a una situazione di questo tipo, non sono gli interventi a livello istituzionale a fare la differenza, ma bisogna pensare a interventi strutturali, partendo dalle basi, dall’educazione finanziaria delle donne, fin dalla giovane età.

Per questo come GammaDonna abbiamo lanciato ad inizio anno la Business Class GammaDonna “Finance is Cool sulle opportunità che offrono gli strumenti di finanza straordinaria in questo momento storico. Si tratta del primo percorso formativo e di ispirazione a partire dalle esperienze concrete di imprenditrici di successo, raccontate in prima persona e analizzate nel dettaglio da esperti del mondo della finanza e dell’impresa. Un’ottima occasione per approfondire il mondo della finanza, una delle leve più potenti di crescita e di empo­werment, non solo personale ma anche imprenditoriale.

E non potevamo non aderire con entusiasmo alla campagna informativa indipendente per favorire l’accesso delle donne agli investimenti – Capitale Donna – che Scai Comunicazione ed Equity Crowdfunding News, con il supporto di organizzazioni pubbliche e private, sta promuovendo in occasione del “Mese dell’Educazione Finanziaria”.

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